lunedì 26 gennaio 2015

RIFLESSIONI

 

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA

Siamo arrivati alla visita con l’oncologa e alla decisione sulla chemioterapia.

Ero fortemente decisa a non farla visto i ricordi di sofferenza di mia madre che poi la portarono ugualmente ad un destino infausto, ma il discorso dell’oncologa mi piacque molto. Mi prospettò la possibilità di scelta, con la promessa di tenermi in cura anche se avessi scelto negativamente. La presi come una sfida: potevo farcela!

La notte prima non chiusi occhio da quanto ero spaventata, non che prima dormissi molto, visto che ancora non riuscivo a girarmi sul fianco per via dei miei nuovi “cuscinetti”. Sapevo di tutti gli effetti collaterali a cui andavo incontro e la dottoressa mi aveva avvisato che anche per loro ero un “banco di prova”, non sapevano come il mio organismo avrebbe reagito. Arrivata in ospedale, prima, mi mandarono a fare il prelievo del sangue e poi, al reparto oncologico per la visita e, a seguire, la chemioterapia. Arrivai in sala di attesa in ansia totale. Terrore puro. La dottoressa mi diede un calmante per tranquillizzarmi, calmante che ho preso per tutte e quattro le chemio “brutte” (quelle pesanti!). Venni affidata all’infermiera e accompagnata in una saletta con un letto e una poltrona e lei mi chiese dove volessi accomodarmi. Da nessuna parte, no?. Se avessi potuto sarei scappata a gambe levate! Opzione poltrona, non mi sono mai voluta sentire una malata. Braccio a disposizione, e le varie sacche da iniettare iniziarono a susseguirsi. Il protettore per lo stomaco, il cortisone, la prima chemio di colore rosso (la merda) e la seconda chemio di colore trasparente (la merda 2), tutto questo inframmezzato da lavaggi, per essere certi che tutto andasse bene in circolo. Non sia mai che mi perdessi qualcosa!

Tornai a casa spossata e senza forze, probabilmente per il calmante o per l’agitazione accumulata, con gli occhi dei miei figli puntati su di me che mi scrutavano, pensando forse che mi potessi trasformare in un alieno. Chissà… Mi ricordo che andai a dormire molto presto senza quasi mangiare, più per la paura della nausea che per la nausea vera e propria. L’indomani mi svegliai e sul tavolo una serie di medicine da assumere, dal cortisone all’antiemetico (medicinale per il vomito, quanti termini si imparano!). Per mesi ho avuto il tavolo invaso  da medicine, ho recuperato tutte quelle che non ho preso negli anni. Mi sentivo stanca, tanto stanca, come quando si ha una forte influenza. Forti vertigini che mi costringevano a passare l’intera giornata a ciabbatare dal divano al letto. Un sapore cattivo e amaro in bocca (che mi accompagnerà per tutti i mesi delle chemio) e nausea, tanta nausea. La prima giornata era passata e mi dicevo che in fondo non era andata poi così male. In realtà il secondo giorno e per una settimana circa i sintomi si vanno ad acuire. Più la merda va in circolo, più si appropria del tuo fisico. Ti dicono di bere tanto in modo da espellere tutto più velocemente. La mia pipì, infatti, era rossa, come se la sacca iniettata in vena fosse direttamente passata nelle urine. Ma magari bastasse solo bere!

Iniziai ad annotarmi ogni piccolo sintomo per poterlo riferire alla visita successiva. Mi snervava non riuscire più a sentire i sapori e alcuni odori mi davano letteralmente la nausea. Non riuscivo neanche a sentire l’odore del vino che mi veniva da dare di stomaco. Chi mi conosce sa quanto amassi sorseggiare un buon bicchiere di vino rosso la sera! SIGH!

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