venerdì 27 marzo 2015

RIFLESSIONI

CRONACA DI UNA MALATTIA

Il fatidico giorno della seconda merdachemio era arrivato. Da una parte contenta di farla (ma vi rendete conto, essere contenti di poterla fare!?!) e dall’altra la solita sensazione “timore/ansia” che mi stringeva la gola.

Cercavo di farmi forza dicendo che così male non era andata, poteva andare peggio. In sala di attesa, tra la visita e il momento in cui ti viene a chiamare l’infermiera, si conoscono tante persone e proprio quel giorno conosco un signore di una certa età che mi racconta che anni prima, sotto chemio, per una infezione è stato ricoverato dodici giorni in isolamento. Beh, se vogliamo dirlo, a me non era proprio andata male allora, che culo!!!

Dovete sapere che durante la  prima  mi era stato prospettato di mettere un Porth a cat o un Picc, (catetere al petto o al braccio) ma io ero talmente presa da quel liquido rosso che entrava nella  vena che non ho prestato molta attenzione a quello che mi veniva detto. Quella mattina non mi viene solo prospettato, ma mi viene chiesto quale giorno preferivo per il piccolo intervento per l’inserimento del PICC. AHG! Panico! Mi sono iniziata ad agitare… Non ho mai digerito il fatto di mettere il Picc al braccio (ho escluso l’ipotesi di mettere il Porth al petto visto il gonfiore che avevo ancora). Mi sono battuta fino all’ultima delle quattro chemio pesanti, anche se capivo che volevano metterlo per il mio bene. Non volevo sentirmi una malata…

Tutto sommato la seconda chemio è quella che è andata meglio, sapevo a cosa andavo incontro, il mio fisico era ancora in forze e mi sentivo a metà dell’opera di quelle merdose.

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