mercoledì 15 luglio 2015

RIFLESSIONI

Oggi facevo una considerazione su tutto ciò che si legge sul cancro.

E’ un dato di fatto che sempre più persone si ammalano di tumore, nello specifico: una donna su tre si ammala di cancro al seno. Percentuale altissima, nessuno lo mette in dubbio. Motivi? C’è chi dice che dipenda dall’alimentazione. Bon! Non bisogna mangiare carne. Bon! Non bisogna mangiare zuccheri perché il tumore cresce cibandosi di zuccheri. Bon! Per non parlare dei formaggi e latticini! Non basta essere vegetariani, bisogna diventare vegani, anzi vegani crudisti. Considerazione: e allora come mai anche i vegani si ammalano di tumore???

Si legge che può dipendere da una componente psicologica, quindi chi subisce un trauma si ammala perché non è felice e somatizza il dolore che sfocia attraverso una reale malattia. Bon! E allora i bambini? Come mai i bambini si ammalano di tumore?

Non bisogna fumare. Bon! Ma allora perché vengono i tumori ai polmoni anche a persone che non hanno mai fumato? Ci tengo a dire che riguardo il fumo sono d’accordo, ho smesso più di dieci anni fa e ne sono felice, quella tossettina  che avevo era veramente fastidiosa.

Dicono di fare movimento tutti i giorni, il moto fa bene, si ossigena il sangue. Bon! Secondo quello che si legge su internet bisognerebbe non mangiare, non fumare, non prendere il sole, non arrabbiarsi… insomma, esiste una piccola isoletta disabitata in mezzo all’oceano, con una piccola capanna (per proteggersi dal sole nelle ore più calde) e orticello annesso,  non raggiungibile da nessuno? Mi raccomando: sufficientemente grande per fare jogging tutti i giorni!

martedì 14 luglio 2015

RIFLESSIONI

CRONACA DI UNA MALATTIA

Ieri ho fatto il mio primo taglio di capelli. E sì, come un bebè al suo primo taglio. I capelli erano lunghi e fini, senza corpo. Volevo resistere e farli crescere, ma non aveva senso, si stavano spezzando. E’ assurdo, sto soffrendo più adesso per i capelli che quando ero totalmente calva. Portavo con fierezza il mio foulard a dire: guardatemi, sono forte, ce la posso fare! Adesso no, sono arrabbiata, li vorrei vedere cresciuti, forti e sani come erano prima. Probabilmente perché vorrei dimenticare questa brutta avventura a dimostrazione della totale guarigione… forse…

Ci sono stanti segni che dimostrano che mai potrò dimenticare, uno tra tutti:  i dolori alle ossa. E sì, mica te lo dicono che dopo la chemioterapia ti porti dietro dei dolori lancinanti alle ossa. La mattina, oddio odio la mattina, quando appena sveglia poggi i piedi per terra e i dolori alle caviglie sono talmente forti che strusci i piedi per terra per una buona oretta. Oppure quando di notte ti svegli perché le dita delle mani si addormentano e dolgono fino a svegliarti. Certo, impari a conviverci, ti ripeti che hai passato di peggio. Come, per esempio, l’ultima chemio delle rosse bastarde. Mamma mia come stavo a pezzi! Ero veramente stremata, pensavo di non potercela fare. E invece ce l’ho fatta! Ho anche organizzato una cena a casa per festeggiare. Chiaramente dopo i dieci giorni canonici del coma profondo! La prima tappa importante era superata e io mi meritavo una festa!

lunedì 4 maggio 2015

RIFLESSIONI

 

CRONACA DI UNA MALATTIA

Tornare indietro nel tempo, riprendere i miei appunti in mano, i miei foglietti sparsi tenuti insieme con una graffetta, mi fa rivivere sensazioni di malessere ma nello stesso tempo mi ricorda come sto bene adesso, malgrado tutti i dolori e i vuoti di memoria. E si, questo è un regalino che ti lascia la chemioterapia. Non sono tanto i dolori alle articolazioni che mi innervosiscono, che dicono che andranno via con il tempo, quanto i “giochini” che mi crea il cervellino, dimentico le cose (poco male si scrivono), mentre parli ti sfuggono le parole (poco male ti aiutano a trovarle), inverti le parole (uhmmm), mentre scrivi una parola non la riconosci (uhmmm), insomma un casino… speriamo che le cellule buone si riproducano velocemente!

Bene, passiamo alla terza terapia. Inizia il declino! Il fisico è debilitato, si è stanchi anche mentalmente, ma rassegnati a quello che sta accadendo. Non la vedi la fine, è un puntino lontano, hai perso l’obiettivo finale, sei demoralizzato. Oltretutto l’ho fatta in agosto, quando tutti ti parlano di vacanze e tu sei contenta per loro, veramente non te ne frega niente, ma non vedi l’ora che arrivi il giorno della fine dell’incubo. Mi ricordo che l’ho fatta di lunedì 11 agosto e, come ho detto, si sta molto male per una settimana, ma siccome non volevo che mio marito soffrisse con me nel fine settimana di  ferragosto, abbiamo deciso di fare una passeggiata a Maienfeld (per chi non lo conosce è il paesino di Heidi) e siamo partiti la domenica. Dico solo che, arrivati lì, c’era da fare una salita a piedi per raggiungere la casetta e io non riuscivo, facevo pochi metri e mi fermavo. Mi veniva da piangere, ma ho retto per lui, mi facevo pena da sola… ma che soddisfazione arrivare in cima e poter pensare: fanculo al cancro bastardo!!!

venerdì 27 marzo 2015

RIFLESSIONI

CRONACA DI UNA MALATTIA

Il fatidico giorno della seconda merdachemio era arrivato. Da una parte contenta di farla (ma vi rendete conto, essere contenti di poterla fare!?!) e dall’altra la solita sensazione “timore/ansia” che mi stringeva la gola.

Cercavo di farmi forza dicendo che così male non era andata, poteva andare peggio. In sala di attesa, tra la visita e il momento in cui ti viene a chiamare l’infermiera, si conoscono tante persone e proprio quel giorno conosco un signore di una certa età che mi racconta che anni prima, sotto chemio, per una infezione è stato ricoverato dodici giorni in isolamento. Beh, se vogliamo dirlo, a me non era proprio andata male allora, che culo!!!

Dovete sapere che durante la  prima  mi era stato prospettato di mettere un Porth a cat o un Picc, (catetere al petto o al braccio) ma io ero talmente presa da quel liquido rosso che entrava nella  vena che non ho prestato molta attenzione a quello che mi veniva detto. Quella mattina non mi viene solo prospettato, ma mi viene chiesto quale giorno preferivo per il piccolo intervento per l’inserimento del PICC. AHG! Panico! Mi sono iniziata ad agitare… Non ho mai digerito il fatto di mettere il Picc al braccio (ho escluso l’ipotesi di mettere il Porth al petto visto il gonfiore che avevo ancora). Mi sono battuta fino all’ultima delle quattro chemio pesanti, anche se capivo che volevano metterlo per il mio bene. Non volevo sentirmi una malata…

Tutto sommato la seconda chemio è quella che è andata meglio, sapevo a cosa andavo incontro, il mio fisico era ancora in forze e mi sentivo a metà dell’opera di quelle merdose.

martedì 24 febbraio 2015

RICETTE

 

Devo fare una premessa prima di postare la ricetta. Quando mi sono ammalata ho iniziato a studiare tutto ciò che riguardava i tumori e una cosa ho capito: c’è una relazione tra cancro e alimentazione. Le voci sono discordanti e c’è tanta confusione a riguardo, ma ho adottato un sistema semplice che mi permette di mangiare di tutto senza troppe fissazioni e senza passare giornate intere in cucina.

Quando sono a casa, posso  preparare ricette dove non sono previsti alimenti considerati dannosi, come la carne rossa, le farine e gli zuccheri raffinati.

Quando esco non mi privo di niente. Mangio anche carne rossa, insaccati (considerati veleno puro), pane e anche il dolcetto a fine pasto se mi va. Questo perché anche l’umore deve essere appagato. C’è anche chi sostiene che ci si ammala quando non si è felici…

Ci tengo a dirlo che non sono medico e neanche nutrizionista, anzi, se qualcuno vuole intervenire e dare consigli, sono sempre ben accetti.

 

RICETTE

PRIMI PIATTI

MINESTRA PASSATA

Per velocizzare compro le verdure varie già tagliate a piccoli pezzetti. Lavare tutte le verdure molto bene. Metterle in una pentola capiente e aggiungere dell’acqua. Aggiungere due patate spellate e lavate, in modo che, quando viene tritato il tutto, resta bello denso. Mettere sul fuoco e, da quando bolle, aspettare una quarantina di minuti.

Levare dal fuoco e lasciare raffreddare un poco. Con il frullatore ad immersione, passare il minestrone e quando viene impiattato aggiungere una bella spruzzata di curcuma con una bella triturata di pepe nero.

La curcuma è un ottimo antinfiammatorio e antitumorale. Studi recenti indicano che in alcune zone geografiche dove si fa molto uso di curcuma il tasso di insorgenza dei tumori è molto ridotto. L’effetto è migliore se abbinato al pepe nero. Si dovrebbe assumere tutti i giorni mezzo cucchiaino di curcuma. Io ormai lo utilizzo in molte pietanze.

Quando si presenta il piatto in tavola si possono mettere al lato due fettine di pane bruscate (fatte grigliare nel forno) rigorosamente integrali.

BUON APPETITO A TUTTI!!!

giovedì 19 febbraio 2015

RIFLESSIONI

 

Mancavano pochi giorni al secondo ciclo di chemio. Avevo davanti il fine settimana da passare serena in famiglia, per poi dover affrontare la seconda botta. Peccato che il venerdì inizio a sentire un indolenzimento nella parte destra del viso. Indolenzimento che il sabato si trasforma in leggero gonfiore, per poi diventare dopo due giorni una cosa indescrivibile. Il viso era totalmente deformato e gonfio, l’occhio destro chiuso, così come la parte destra del labbro. Il dolore era atroce. Dall’ospedale mi mandano direttamente dal dentista. Responso: infezione di una sacca a un dente devitalizzato. Vi rendete conto? Anche il dentista, mentre mi medicava, aveva pena per me. E’ inutile dire che il giorno dopo, la chemio non me l’hanno fatta! Ho dovuto aspettare un’intera settimana, affinché l’infezione fosse totalmente scomparsa.

Certo, i medici ti dicono di evitare posti affollati, rischio contagio. Qualsiasi cosa, anche un raffreddore ti può mandare in ospedale per le difese immunitarie basse, ma chi va ad immaginare che un dente devitalizzato possa creare un’infezione!

Rabbia e sconforto chiaramente. Avevo iniziato a spuntare i giorni dal mio calendario (il calendario regalatomi da Liz, in tempi non sospetti) e questa proprio non ci voleva, avrebbe ritardato di una settimana il mio conto alla rovescia che era solo all’inizio, AHIME’!

Questa cosa però mi ha fatto capire quanto era delicata la situazione, quanto dovessi stare attenta. Se questo non fosse successo, non mi sarei frenata. La mia vita, dopo la settimana di malessere post chemio, aveva ripreso come prima e probabilmente il mio fisico mi stava mandando dei messaggi: dovevo rallentare. O forse il mio Angelo?

domenica 15 febbraio 2015

RIFLESSIONI

 

Come ogni anno scrivo due righe per il compleanno di mia figlia, è quasi un rito, ma quest’anno ci tengo particolarmente.

Per tutto questo brutto periodo mi è stata accanto. Ha assistito al mio deperimento fisico, alle brutture che la malattia comporta, ma ha trovato sempre parole carine, mi ha continuato a dire quanto ero bella malgrado io sapessi che era un’enorme bugia.

Me la ritrovavo a metà mattina, durante la terapia, con il suo faccino che sbucava dalla porta, a sbirciare. Lei “scappava” tra una lezione e un’altra dall’Università per venire a vedere come stavo.

Oggi è un traguardo importante: ventuno anni! Sicuramente tutto ciò l’ha maturata molto e, posso dire, che è diventata proprio una donna.

La amo e lei non immagina quanto! Se discutiamo è solo perché non vorrei che facesse errori per i quali pagherebbe le conseguenze per tutta la vita.

E’ bella, ha gli occhi che le brillano e il sorriso che illumina, ed è spiritosa. Ha dei capelli che sono l’invidia dei parrucchieri. E’ colta, sagace e riflessiva. Scusate, non la lodo mai, ma oggi le voglio dire che penso tutto questo e le auguro di rimanere così, bella come è!

giovedì 12 febbraio 2015

RIFLESSIONI

 

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA

I capelli li avevo già tagliati, sembravo un pulcino spennacchiato. La Dottoressa mi aveva avvisato che sarebbero caduti nel giro di due/tre settimane e che quel taglio non era abbastanza. In effetti, all’inizio della terza settimana, una mattina mi ritrovo una quantità indescrivibile di capelli in mano. Sapevo già quello che dovevo fare. Su Internet mi ero documentata sui vari modi di mettere il foulard. Bene, foulard in borsa e, come una guerriera in missione, sono partita.

Sono entrata nel primo parrucchiere vicino casa, non mi conoscevano bene, ero stata lì solo un paio di volte e ho detto che volevo rasarmi tutta la testa, senza dare spiegazioni. Il poverino non capiva, ma si è subito reso conto del perché quando ha iniziato a passare la macchinetta. Il tutto è durato pochi minuti e guardandomi nello specchio ho deciso che non ero niente male. Ho una bella testa, piccola e regolare e, se non fosse stato per il bastardo che era in me, non l’avrei mai potuto sapere (bello il mio lato positivo del carattere!).

Immaginavo di mettermi a piangere, di disperarmi, ma questo non è successo. Tutte le donne che ho conosciuto nel mio percorso hanno sofferto per la caduta dei capelli, per me non è stato tanto quello, ma piuttosto perdere le ciglia e le sopracciglia. Certo nessuno ti dice questo, perché quando avviene (a metà del percorso) ormai sei in ballo e non vedi l’ora di finire. Guardarmi allo specchio e guardare i miei occhi vuoti mi faceva impressione. E allora ben vengano i corsi di trucco per tumorate organizzati dall’Ospedale. Non ridete, esistono anche questi e sono molto utili, insegnano a sentirsi, non dico belle, ma piacevoli. Mi ricordo che, quando ho partecipato, avevo fatto il giorno prima la chemio ed ero senza forze, ma non me lo sarei perso per nulla al mondo, la vanità ha prevalso sul bastardo! Eravamo una decina e tutte nella stessa barca, ti senti meno sola. Per questo è importante partecipare a queste iniziative, e poi conosci tanta gente!

mercoledì 11 febbraio 2015

RIFLESSIONI

 

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA

In questo mio racconto, vorrei aprire una parentesi sui comportamenti della gente di fronte alla malattia.

Le reazioni sono tante e diverse e siccome voglio essere buona, dico che la malattia fa paura. Questa è la mia giustificazione!

Le persone, non tutte grazie a Dio, temono di venire contagiate da questa sfiga che ha colpito un parente/amico vicino. E così, quando ti ammali, scopri chi hai accanto o meglio, conosci chi hai avuto accanto per tanto tempo. Pensavi che, malgrado il carattere schietto, di avere un buon feeling con tutti. Sbagliato! E pensare che me lo avevano detto!

All’inizio non racconti quello che hai per preservare chi vuoi bene dal dolore, ma poi ti decidi e lo dici, tanto i cambiamenti sarebbero talmente palesi… e BUM, è come lanciare una bomba nel centro di una piazza, il vuoto intorno! Non subito però. Prima c’è la curiosità e poi ci sono le reazioni.

Chi scompare totalmente (i prestigiatori), magari hai l’amicizia in facebook e non ti scrive neanche due righe in privato per chiederti come stai. E ci sei stato a cena insieme qualche mese prima!  Chi invece ti fa domande stupide (gli ingenui) pensando di non fare nessun danno, come chi ti chiede come fai ad accettare la caduta dei capelli, come se avessi alternative e questo non procurasse nessuna sofferenza. Chi si fa vivo dopo due/tre mesi (i bubu settete) sperando che sia tutto finito , dicendoti che non voleva creare disturbo o turbamento chiedendoti notizie, per  poi riscomparire e ricomparire dopo altrettanti mesi nella speranza che sia tutto terminato. Questi li devo ancora capire!!! Ma quelli che mi fanno veramente arrabbiare (i generosi) è la categoria che, gentilmente, con un pizzico di dolcezza e un pizzico di pena, ti ricorda quanto sei giovane per avere questo tipo di tumore. Per loro sei spacciato e, se sei un minimo debole, soccombi più per le loro parole che per il cancro. Ma, deficienti, avete la palla di vetro?

Non dico che ho trovato solo questo, anzi, si scoprono persone che magari non avevi considerato, persone che non immaginavi neanche potessero avere tanto amore dentro.

Ecco, volevo dirlo, volevo aprire e chiudere questa parentesi, per dire che poi tutto passa e la forza che avevi nell’animo si raddoppia e quella fisica ritorna e dentro di te qualcosa è mutato. Le priorità sono cambiate e ci si approccia diversamente alla vita e agli altri. I commensali della mia tavola, in futuro, saranno scelti con cura.

lunedì 26 gennaio 2015

RIFLESSIONI

 

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA

Siamo arrivati alla visita con l’oncologa e alla decisione sulla chemioterapia.

Ero fortemente decisa a non farla visto i ricordi di sofferenza di mia madre che poi la portarono ugualmente ad un destino infausto, ma il discorso dell’oncologa mi piacque molto. Mi prospettò la possibilità di scelta, con la promessa di tenermi in cura anche se avessi scelto negativamente. La presi come una sfida: potevo farcela!

La notte prima non chiusi occhio da quanto ero spaventata, non che prima dormissi molto, visto che ancora non riuscivo a girarmi sul fianco per via dei miei nuovi “cuscinetti”. Sapevo di tutti gli effetti collaterali a cui andavo incontro e la dottoressa mi aveva avvisato che anche per loro ero un “banco di prova”, non sapevano come il mio organismo avrebbe reagito. Arrivata in ospedale, prima, mi mandarono a fare il prelievo del sangue e poi, al reparto oncologico per la visita e, a seguire, la chemioterapia. Arrivai in sala di attesa in ansia totale. Terrore puro. La dottoressa mi diede un calmante per tranquillizzarmi, calmante che ho preso per tutte e quattro le chemio “brutte” (quelle pesanti!). Venni affidata all’infermiera e accompagnata in una saletta con un letto e una poltrona e lei mi chiese dove volessi accomodarmi. Da nessuna parte, no?. Se avessi potuto sarei scappata a gambe levate! Opzione poltrona, non mi sono mai voluta sentire una malata. Braccio a disposizione, e le varie sacche da iniettare iniziarono a susseguirsi. Il protettore per lo stomaco, il cortisone, la prima chemio di colore rosso (la merda) e la seconda chemio di colore trasparente (la merda 2), tutto questo inframmezzato da lavaggi, per essere certi che tutto andasse bene in circolo. Non sia mai che mi perdessi qualcosa!

Tornai a casa spossata e senza forze, probabilmente per il calmante o per l’agitazione accumulata, con gli occhi dei miei figli puntati su di me che mi scrutavano, pensando forse che mi potessi trasformare in un alieno. Chissà… Mi ricordo che andai a dormire molto presto senza quasi mangiare, più per la paura della nausea che per la nausea vera e propria. L’indomani mi svegliai e sul tavolo una serie di medicine da assumere, dal cortisone all’antiemetico (medicinale per il vomito, quanti termini si imparano!). Per mesi ho avuto il tavolo invaso  da medicine, ho recuperato tutte quelle che non ho preso negli anni. Mi sentivo stanca, tanto stanca, come quando si ha una forte influenza. Forti vertigini che mi costringevano a passare l’intera giornata a ciabbatare dal divano al letto. Un sapore cattivo e amaro in bocca (che mi accompagnerà per tutti i mesi delle chemio) e nausea, tanta nausea. La prima giornata era passata e mi dicevo che in fondo non era andata poi così male. In realtà il secondo giorno e per una settimana circa i sintomi si vanno ad acuire. Più la merda va in circolo, più si appropria del tuo fisico. Ti dicono di bere tanto in modo da espellere tutto più velocemente. La mia pipì, infatti, era rossa, come se la sacca iniettata in vena fosse direttamente passata nelle urine. Ma magari bastasse solo bere!

Iniziai ad annotarmi ogni piccolo sintomo per poterlo riferire alla visita successiva. Mi snervava non riuscire più a sentire i sapori e alcuni odori mi davano letteralmente la nausea. Non riuscivo neanche a sentire l’odore del vino che mi veniva da dare di stomaco. Chi mi conosce sa quanto amassi sorseggiare un buon bicchiere di vino rosso la sera! SIGH!

venerdì 23 gennaio 2015

RIFLESSIONI

 

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA NON ANNUNCIATA – 2a PUNTATA

Lo sconcerto era tanto. I miei cari accanto a me erano totalmente impotenti davanti al mio dolore e al loro dolore. Se fosse stato per il Professore, mi avrebbero operato subito, ma io  chiesi una settimana per organizzarmi, con la famiglia, casa, lavoro e, soprattutto, con la testa.

Altra attesa, l’esito dell’agoaspirato che non è tardato ad arrivare con esito di aggressività massima, giustamente…. sono una perfezionista, le cose o le faccio bene o non le faccio affatto!

Ho sempre pensato, di aver già dato abbastanza e di essere immune ad altro dolore, ma evidentemente dovevo passare altri steps di crescita, chissà…

Immaginate, mai fatto un intervento in vita mia, sempre stata bene, sempre fatto sport, ottima alimentazione, niente fumo, e che cavolo, pensavo… Già mi vedevo su un letto, morente.

Il giorno del ricovero ero spaventata da morire, una lunga lista di analisi e visite… mi ricordo di essere entrata nella sala di radiologia dove dovevo attendere per fare la scintigrafia del linfonodo sentinella  pre intervento. La sala era piena di donne, chi con il rosario che pregava, chi intenta nei propri pensieri, tutte con una cosa in comune: la paura negli occhi. Ho iniziato a dire le prime cretinate, come mio solito, e, nel giro di pochi minuti, ridevano tutte.  Non immaginavano neanche che me la stavo facendo sotto, visto poi il controllo della pressione che era a duemila! La sera ho chiesto una buona dose di calmanti, mi servivano. La mattina presto ero la prima della lista, ma, stranamente tranquilla, ho anche rifiutato i calmanti, ormai non potevo più scappare.

Quando ho riaperto gli occhi c’era mio marito, il mio dolce compagno di vita, che a vederlo sembrava fosse andato lui sotto i ferri. Nel giro di poco arriva lei, la mia amica del cuore, che aveva preso l’aereo della mattina presto per stare accanto a me nei giorni della degenza. Mi faceva morire dal ridere quando pensava di parlare a bassa voce dicendo dell’infermiere stronzo e lui sentiva tutto… e vogliamo parlare di mio fratello e della sua compagna che sono arrivati la sera e in quel momento mi avevano fatto un bendaggio strettissimo perché la ferita spurgava sangue e iniziavo a stare male. Cercavo di rincuorarli dicendo che fino a quel momento era andato tutto bene, sono quasi scappati dall’impressione.

Forse è da questo momento che ho capito che dovevo reagire, mi serviva solo rimettermi in sesto fisicamente.

giovedì 22 gennaio 2015

RIFLESSIONI

TUMORE – CRONACA DI UNA MALATTIA NON ANNUNCIATA – 1a PUNTATA
Non che se si fosse annunciata sarebbe stata meno sconvolgente, ma come si è rivelata è stata veramente uno shock. Se scrivo tutta la cronistoria del mio cancro è solo perché vorrei che fosse di aiuto per chi, come me, si trova a combattere con questo male che fa paura. Vorrei che chi si ammala si sentisse meno solo, anche se si è soli a vivere la sofferenza fisica  che questa malattia provoca. Si pensa sempre che queste cose accadano solo agli altri, ma non è così. Purtroppo, le recenti statistiche dicono che, di tumore al seno, si ammala una donna su tre. Altro motivo del mio post: fate prevenzione, ma nei Centri giusti! La ginecologa che fa poche ecografie in un anno e non vede casi di tumore ha un occhio meno attento ed esperto di un ecografista di un Centro di ricerca che esamina mille e più ecografie in un anno.
Ci sono giorni della mia vita che mai potrò dimenticare, il sei maggio, per esempio, quando mi è stato diagnosticato.
Partiamo dall’inizio però.
Come ogni anno sono solita fare controlli di tipo senologico e ginecologico vista la morte prematura di mia madre per un tumore alle ovaie. I primi di aprile era tutto a posto, a parte la mammografia, dove nel referto il radiologo aveva visto un aumento delle micro calcificazioni e consigliava una Risonanza. La ginecologa alquanto stupita, visti gli esisti negativi delle visite al seno e l’esito negativo dell’ecografia, mi chiede di lasciarle la mammografia per poterne discutere con il radiologo.
Mi chiama allarmata e mi consiglia di rivolgermi allo IEO (Istituto Europeo Oncologico) di Milano per fissare una visita per effettuare l’ago aspirato. E così faccio.
Il 6 maggio mi presento e il Professore, di pochissime parole, mi visita e sente subito qualcosa che non va, lo capisco dalle sue domande. Se penso alla mia ginecologa che mi ha visitato due volte a distanza di qualche giorno… Il Professore mi manda subito in un’altra sala a fare una ecografia che rivela, purtroppo, un esito nefasto.  Gabriellina ti devo dare una brutta notizia, devo levarti tutto! Questa frase non la dimenticherò mai, mi è rimbombata nella testa per giorni. La prendo a ridere pensando stesse scherzando. E lui, gentile ma fermo, mi dice che bisogna operare in fretta perché il mio tumore è dei più aggressivi.  E’ inutile dire che mi sono scese due lacrime, giusto il tempo di una sua carezza e di una frase di incoraggiamento, mi ha subito mandato a fare l’ago aspirato che ha confermato la diagnosi.
Sono uscita dallo IEO, oltre che dolorante per l’ago aspirato effettuato senza anestesia, purtroppo per il punto in cui il bastardo (ho iniziato a chiamarlo da subito così) si trovava non si poteva fare, totalmente smarrita e spaventata. Mi ricordo che ho pianto per tre giorni e tre notti di seguito e, se ancora ci ripenso, mi vengono le lacrime agli occhi. Tutto ciò non poteva capitare a me! Ho pensato a mia mamma che, dopo tanta sofferenza, non ce l’ha fatta. Ho pensato alla mia amica Carla che, anche lei, tre anni fa ci ha lasciato. A questi due Angeli ho pensato spesso e, sono convinta di averli avuto accanto a me per tutto questo periodo. Mi hanno protetto!
Ci tengo a dire a tutte le persone che mi conoscono e che non sapevano niente, che ora sto bene. Ho finito da un mese la chemioterapia e mi sto riprendendo.